Partirei dalla frase che, simbolicamente, ho scelto per indicare il mio operare: “Attraversare confini”.
Di quali confini parliamo?

Parliamo dei confini della nostra Anima, per andare incontro all’Altro.
E dell’uscire dai nostri steccati, senza arroganza, con umiltà.
Parliamo dell’andare dal Conscio verso l’Inconscio.
E dell’oltrepassare la frontiera delle nostre paure.
Parliamo dell’Archetipo del camminatore.
E del lasciare l’ambiente urbano, per addentrarci nel territorio naturale selvaggio.
Parliamo di ……

Sono Cesare Casagrande, psicologo iscritto all’Ordine degli Psicologi del Lazio, specializzato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, psicoterapeuta, Psicoanalista junghiano dell’ARPA – Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica.

Mi occupo dell’umana sofferenza. Ho scelto, infatti, di esercitare una particolare professione di aiuto: quella dello psicoanalista. Sofferenza da alleviare dunque, ma anche aiuto nella ricerca del benessere e del senso della propria vita. Una sorta di guida, un trapper che accompagna alla conoscenza di Se, un curatore di Anime.

Un analista. Ma come si sceglie il proprio analista? E’ una questione di “affinità elettive”.

Suggeriva C. G. Jung:

“Ogni psicoterapeuta non ha soltanto il suo metodo: è egli stesso quel metodo … In psicoterapia, il grande fattore di guarigione è la personalità dello psicoterapeuta … egli non potrà mai portare un paziente più in là di dove è arrivato lui stesso”.

La scelta giusta, quindi, può essere effettuata solo dopo aver incontrato l’analista, e aver sentito che lui va bene per noi e che potrà aiutarci.

E’ legittima la domanda: “Ma questo è un tempo favorevole per entrare in analisi? E’ arrivato il momento giusto per me, il kairos? E’ difficile dare una risposta. Certo, se è arrivato/a a leggere fino a questo punto sicuramente é motivato/a, e la motivazione è una componente fondamentale per la riuscita del processo. Possiamo essere, quindi, moderatamente ottimisti e fiduciosi.
E’ vero, infatti, che c’è un tempo per ogni cosa.

“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, …Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. … un tempo per tacere e un tempo per parlare … “ (Qoèlet 3, 1-8)

In queste poche righe si può intravedere come funziona il metodo analitico: non ci sono certezze granitiche, non c’è solo il bianco o il nero, il compito dell’analista è quello di amplificare, di interpretare, di stimolare la riflessione, di accogliere i sentimenti e le emozioni, non quello di suggerire o consigliare. Le risposte giuste, infatti, possono arrivare solamente dal proprio mondo interiore: quelle, e non altre, sono giuste per Lei.

L’analista, per utilizzare una metafora, è simile al catalizzatore che, nel processo alchemico, innesta la reazione e consente al metallo di trasformarsi in oro.