Fu così che ebbe inizio.
Un giorno cominciai a salire, ad arrampicarmi sulle rocce e, giunto in cima, davanti a me si aprì un giardino delizioso.
M’inoltrai. Il giardino diventò un bosco rigoglioso.
All’interno una piccola radura, con al centro un abisso. Un minuscolo ponte, senza parapetto, univa le due rive.
“Non passare oltre”, una voce sussurrava.
“Non ora, non posso”, dissi. “Ancora no”.
Poi la vidi. Una donna, una dominatrice, la regina del bosco.
Sembrava ostile. Che fare? Lottare con Lei? Potrei ferirla, o ferirmi.
Il guerriero presente in me si risvegliò. Quel guerriero cresciuto tra vetri taglienti, affilati come bisturi. Fu un attimo, poi si placò.
Era selvatica, di una bellezza selvaggia, con lunghi capelli incolti, seni sodi, con due capezzoli belli come boccioli di rosa.
Fu lì per attaccarmi ma, come per incanto, un grosso lupo comparve accanto a me. Digrignò i denti, e la donna rinunciò. Scomparve nel fitto della foresta.
“Non posso lasciarla, ora che l’ho incontrata”.
La fantasia può aiutarmi, forse la fantasia. Il narrare mondi, il rapirla raccontandole storie. Non voglio cambiarla, non voglio lottare con lei, non voglio soccombere, né farle perdere la sua individualità.
Amarla? Forse si. Sarà possibile?
Se le raccontassi della vita fuori dal bosco? Magari potrebbe nascere nel suo cuore il desiderio di conoscerlo. Potrei parlarle di un sicomoro e dell’incisione del guardiano dei sicomori, incisione capace di rendere dolcissimo un frutto amaro come il miele.
Forse …………… forse.