Dove è stato nel suo incessante girovagare?
Chi ha incontrato?
Una parte di lui si sentiva braccata, in fuga, violenta, solitaria. Capace di stupri, rapine e prevaricazioni.
Un odio sordido provava, profondo, primordiale, come per un capezzolo tolto, anzi mai dato.
Un odio che gli consentiva d’infilare una lama nel basso ventre, e poi di tirar su, a dilaniare tutto ciò che incontrava.
Solo nella notte chiamava, ma nessuno rispondeva.
Imparò a combattere.
E a sopravvivere.

Un giorno s’avvicinò ad una pozza d’acqua. Bevve avidamente, a lungo. La polvere del deserto, che si era incrostata nella sua gola, si sciolse. Alzò lo sguardo, si riposò, poi si apprestò a bere di nuovo. Fu in quel momento che accadde: vide un’immagine, spaventosa, riflessa nell’acqua. La sua.
Era un lupo famelico, nero, con gli occhi rossi invasi di sangue. Si ritrasse, si affacciò di nuovo: era sempre lì. Quell’immagine era ciò che gli rimandavano gli occhi di sua madre. Una madre che vedeva nei maschi, e quindi anche in lui, dei lupi famelici che la insidiavano.
Ne ebbe terrore, fuggì via.

Gli sono occorsi molti anni, e diverse vite, per ritrovare un po’ di sensibilità nel suo cuore.
Tanto l’ha aiutato l’incontro con una bella lupa, dal pelo folto, morbido e caldo. Finalmente poteva specchiarsi negli occhi di qualcuno, e trovare Amore.

Incontrò poi un Orango, che gl’insegnò a superare gli ostacoli, saltando da un ramo all’altro, così come a oltrepassare i propri limiti psicologici.

Ancora oggi però, in quei gelidi tramonti d’inverno, quando scruta l’orizzonte alla ricerca di qualcosa, sente ancora un misto di richiamo e nostalgia per quegli istinti devastanti ma vitali, che ancora emanano un fascino oscuro ed una preoccupante attrazione.

Sente sempre di camminare come sull’orlo di un baratro, e deve prestare attenzione a quell’orrido, che periodicamente fa sentire il suo richiamo.